venerdì 23 ottobre 2009

LA MIA ESPERIENZA CON LE EMORROIDI

Il mio nome è Flavio, ho 55 anni e già a 25 mostravo di avere i primi sintomi di fastidio per le emorroidi. Però un po' per incoscienza e anche un po' per paura tiravo avanti. Col passare del tempo i fastidi diventarono problemi. Le mie emorroidi cominciavano a sanguinare. Fu proprio il fatto che sanguinavano e quindi non mi davano dolore a farle diventare un'abitudine. Si viveva in simbiosi, ogni trasgressione alimentare mi procurava danno. E quel danno significava perdita copiosa di sangue ad ogni evacuazione. Non serviva a niente far scorrere su di esse acqua gelida, cessavano di sanguinare solo quando esse lo volevano. Il problema era che dopo bisognava andare a lavorare con la testa che girava un po'. Così considerando che non potevo più andare avanti il giorno nel Giugno 2009 decido di farmi operare. Con l'aiuto di un carissimo amico ortopedico che lavora presso l'ospedale di Maddaloni, di cui non faccio il nome per ovvi motivi di privacy, contatto le persone giuste. Inizio con una colonscopia ed una visita chirurgica che diagnostica: emorroidi IV livello prolassate. Uno dei chirurghi del reparto chirurgia del succitato ospedale, per altro tutti bravissimi, decide che dovrò operarmi ad ottobre 2009, anche per evitare di rovinarmi l'estate. Nel frattempo mi da da seguire una cura a base di una crema, Proact, che sortisce l'effetto di non farmi più avere fastidi per tutta l'estate.
Finalmente arriva il 15 Ottobre giorno dell'intervento. Mi presento alle 08.00 come mi avevano raccomandato ma solo alle 11.30 incominciano ad occuparsi di me. Dopo una pulizia dei peli superflui nella zona anale mi assegnano un letto, il numero 3, e dopo poco mi dicono di indossare gli abiti necessari ad entrare in sala operatoria. Ci siamo. Mi spostano su una barella ed inizia il mio lungo viaggio fra infiniti corridoi; sono arrivato nella sala pre-operatoria, qui mi parcheggiano per un po’, stanno operando un altro paziente. Finalmente esce, lo mettono nella sua barella vicino a me. Di li a poco sarà la mia ora. Infatti dopo pochi minuti mi trasportano in sala operatoria e mi dicono di sedermi. L'anestesista dovrà valutare dove e come far entrare l'ago per la spirale. Tocca, spinge con i polpastrelli la spina dorsale fino a farmi male, poi mi dice che sentirò un leggero dolore da puntura, e così fu.

In seguito mi fanno sdraiare sul tavolo operatorio e mi dicono di stare tranquillo. Ma la mia eccitazione è molta, chiedo di essere tramortito un po’, mi accontentano. Mi mettono un telaietto sul davanti per curare l’aspetto psicologico de me paziente. Piano non riuscivo più a sentire le gambe, e alla fine non riuscivo più al alzarle, erano dei corpi morti. Che strana sensazione. Toccavo gli arti il pene ed il bacino, sembravano solo dei pezzi di gomma appartenuti ad altri. Finalmente l’operazione finisce, mi rimettono sulla barella e di li a poco mi riportano in stanza. Nel tragitto rivedo mia moglie che con la sua faccia sempre sorridente di assicura che è andato tutto bene. Dopo circa un’ora nel mio letto incomincio a sentire sensibilità prima sulla gamba destra poi sulla sinistra ed infine il bacino. Con la sensibilità è arrivata anche la percezione del dolore. Piano piano si fa sempre più intenso. Termina il pomeriggio ed inizia la sera: ho una strana sensazione di dover fare pipì ma non ci riesco. Durante la notte chiedo che mi venga messo il catetere, altra esperienza mai provata. Per me è stata totalmente negativa. La notte mi alzavo con la borsetta in mano, con un gran fastidio al pene. La mattina chiedo che me la tolgano. In seguito capirò che tale sensazione è solo fittizia, la vescica viene compressa dalla prostata alla quale è stato dato parecchi fastidio dall’operazione subita. (A questo punto devo fare un elogio al personale infermieristico dell’ ospedale di Maddaloni, reparto chirurgia, che hanno mostrato un capacità professionale fuori dal comune e si sono rivelati gentilissimi e pazientissimi, GRAZIE!!!!)La mattina passano per la visita di controllo e mi dicono di andare in medicheria, mi devono togliere il tappo dall’ano. Per farlo mi fanno un male cane. Durante la degenza che dura due giorni mi danno oltre a quanto necessario un farmaco due volte al giorno che mi impedirà di andare di corpo. Quando i dolori si fanno più forti chiedo l’iniezione di un antidolorifico (teradol) che sortisce l’effetto di calmarmi e di dormire sereno. La domenica il dottore mi dimette, perché dice che è meglio che mi sblocchi a casa fra le mie cose e le mie abitudini.

Sono passati sette giorni e di andare di corpo non se ne parla proprio, solo alcuni tentativi aiutati da lassativi come Levolac, olio di paraffina, e pasticche alle erbe. Nel frattempo mangio solo passate di verdure, semolini, omogeneizzati e succhi di frutta. Il dolore si è calmato ed è diventato un bruciore, ma tutto sommato sono contento: sto a letto e tutti mi coccolano.

Ho scritto tutto ciò per significare a quanti hanno lo stesso mio problema di non perseverare nel tempo ma di prendere drastiche decisioni in tempo.